La pittura di Tito Mucci in riguardo al paesaggio:

la sua avventura espressiva sembra rivestirsi di una luce catartica che svela e distilla ogni entità, ogni notazione di gamma tonale, in armonie lievi ed impalpabili.

Gli scorci di natura, poeticamente trattati, coinvolgono sensi ed emozioni, quasi immagini velate nella vertigine del prodigio.

Le pennellate suggeriscono mezzi toni che fluttuano dagli azzurri, ai turchesi, ai verdi smeraldo, in un effluvio di stemperanze, per divenire sintesi di un accenno monocromo di “u’altra” atmosfera, che sembra avvolgere il paesaggio, mescolando in un unico turbinio di minuscole particelle, terra e cielo.

Il lavoro di Mucci propone un’essenzializzazione del suo modulo espressivo, dove una graduale riduzione degli elementi compositivi tende a definire la pulitezza delle superfici, in virtù di un rigoroso ermetismo spaziale, ordinato nella precisa calibratura delle masse, dei vuoti e dei pieni, dei nessi chiaroscurali.

Ogni dipinto si fa frammento lirico, intima trasposizione della sperimentazione modulata sui valori della luce e della qualità del tono.

Nei suoi dipinti si respira intuizione pittorica una sintesi dell’affinamento tecnico e stilistico in cui, nella vibratile stesura del colore, si annullano piani e superfici, per far trionfare un effluvio luminoso che avvolge questi luoghi della memoria.

Clizia Orlando   (2001)

 

 

elenco completo testi critici